Passi avanti nel trattamento di pazienti adulti con cancro del polmone, della tipologia «non a piccole cellule», sono venuti dopo la scoperta di una nuova generazione di farmaci inibitori della tirosin-chinasi che vanno a colpire particolari alterazioni genetiche dette ALK. «Oggi abbiamo a disposizione molteplici farmaci diretti contro ALK, con maggiore capacità di arrivare al target e di raggiungere i tessuti -commenta Alessandra Bearz, medico del Centro di riferimento oncologico di Aviano- la novità consiste nel disporre di terapie maneggevoli, con grande capacità di penetrare la barriera ematoencefalica, riuscendo sia ad agire contro eventuali localizzazioni (metastasi al cervello) già presenti, sia a prevenirne di nuove». L’ultimo discendente della famiglia degli inibitori ALK, brigatinib, «dimostra un’efficacia superiore rispetto al capostipite di riferimento, con un miglioramento della qualità di vita, grazie anche alla somministrazione pervia orale, una sola volta al giorno».
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