Nel corso della prima ondata Covid i ricoveri ospedalieri sono diminuiti del 24%, persino quelli urgenti (dati Agenas e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). A sensazione, per usare un eufemismo, è che i ritardi di oggi li pagheremo domani ad un prezzo altissimo. Perché la riduzione di esami diagnostici, ricoveri e interventi chirurgici registrati nel 2020 per le malattie che causano il maggior numero di morti -quelle cardiovascolari e quelle oncologiche si traducono in un rallentamento terapeutico molto rischioso. Si va dall’abbattimento del 30% per le mammografie alla riduzione dei ricoveri per ictus ischemico pari al 22%.
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, assieme al Laboratorio di gestione della sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha tracciato una mappa dei ritardi dell’anno scorso rispetto al 2019, in parte dovute a tutte le incapacità della tenuta dei sistemi sanitari del Paese a fronte della travolgente pandemia, in parte alla paura di ammalarsi di Covid19 che gli stessi pazienti hanno manifestato evitando di recarsi negli ospedali.
A essere diminuiti nettamente, confrontando i dati di marzo-giugno 2020 sul 2019, sono anche gli interventi chirurgici per tumore al seno, con un -22% a livello nazionale, con alcune regioni che accentuano il dato: -62% in Molise, -52% a Trento, – 48% in Calabria, -37% in Basilicata, -35% in Lombardia. In controtendenza Lazio e Sardegna che vedono invece addirittura una crescita dei volumi di interventi del 5% e 6%. Per quanto riguarda i ricoveri per infarto, i dati mostrano un calo del 22,5% a livello nazionale nel 2020. Nonostante la flessione, «davanti a uno tsunami imprevedibile quale il Covid-19, i dati del primo semestre dello scorso anno dimostrano che anche realtà duramente colpite hanno tendenzialmente garantito l’erogazione di servizi essenziali, ma drasticamente quelli procrastinabili», ha detto Sabina Nuti, rettrice della Scuola Sant Anna di Pisa. I dati lasciano meglio sperare per l’anno in corso, come ha evidenziato il presidente Agenas, Enrico Coscioni. Ma resta che il fatto «la domanda di prestazioni sanitarie si è inabissata, andando a formare un sommerso destinato a investire come un’onda di ritorno il Servizio sanitario»: sono le parole di Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, intervenuto nell’ambito del progetto “I Cantieri per la sanità del futuro”, promosso dallo stesso istituto di ricerca socioeconomica in collaborazione con Janssen Italia, e servito a disegnare gli scenari della ripartenza in ambito sanitario. Dopo un lungo periodo di tagli, infatti, Nell’ultimo anno si è assistito a un aumento consistente dei finanziamenti per la sanità (+5,6 miliardi), a cui si aggiungeranno le risorse della Next Generation. L’emergenza, ha osservato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Janssen Italia, «ha messo a dura prova il nostro sistema sanitario, ma ci ha anche permesso di riscoprire quanto gli investimenti in salute siano un prerequisito imprescindibile per il funzionamento del sistema Paese. Grazie alle nuove risorse che arriveranno, abbiamo una storica opportunità per costruire la sanità del futuro».