Capelli donati per creare parrucche, unione tra LILT e Ial a Gorizia

26.09.2023

Donare una treccia per restituire un frammento della vita precedente la malattia. Può sembrare poco importante rispetto al peso rappresentato da una diagnosi di tumore, eppure sentirsi bene passa anche attraverso l’accettazione di un corpo e di un’immagine che possono non essere più quelli del periodo precedente l’insorgere della patologia. E nella consapevolezza di questa necessità, solo apparentemente frivola, è iniziata una collaborazione fra la Lilt isontina e Ial Fvg.

Il tutto è finalizzato alla donazione di capelli per la realizzazione di parrucche destinate alle pazienti oncologiche che soffrono di alopecia chemioterapica. Ieri pomeriggio, nell’aula magna dell’istituto di via Nizza a Gorizia, si è quindi tenuta una piccola cerimonia con la quale due allieve del primo anno del corso di Operatore del benessere-Acconciatore hanno consegnato due trecce di capelli a Nicole Primozic, referente della sezione goriziana della Lilt Isontina.

Due trecce castane, lunghe circa 25 centimetri sono state donate da una ragazzina di dodici anni che, nel momento in cui ha deciso di cambiare radicalmente look, ha pensato di affidarsi ai consigli e alle forbici delle allieve e delle insegnanti dello Ial durante una giornata di Open day della scuola. Grazie alla collaborazione della referente dei laboratori di estetica Nicoletta Gullo e alle coordinatrici Elena Paolini, Barbara Vallati e Lara Mrak sono stati presi i contatti con la LILT che ha attivato da tempo una convenzione con Asugi e Confartigianato per coinvolgere i parrucchieri goriziani in modo che possano pubblicizzare fra le clienti la possibilità della donazione dei capelli.

Capelli che, in realtà, per essere lavorati vengono inviati a Bari dove ha sede il laboratorio dell’associazione Banca dei Capelli che da anni si occupa della realizzazione di parrucche e baffi per pazienti che soffrono di alopecia per chemioterapia. Una volta pronte, le parrucche tornano a Gorizia per raggiungere direttamente il reparto oncologico dove, grazie alla mediazione di medici e infermiere, vengono consegnate alle pazienti che hanno segnalato il desiderio di questo ausilio per affrontare la malattia. «Vogliamo spiegare ai nostri studenti quale sia il vero significato del loro futuro lavoro: il benessere inteso come ben-essere, stare a proprio agio con se stessi».
Eliana Mogorovich per “Il Goriziano”

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