Hanno fatto bene Roberto Burioni e la Nave di Teseo a intitolare “Match point” un libro che racconta in modo appassionante come “la scienza sta sconfiggendo il cancro”. Sta sconfiggendo perché non lo ha ancora sconfitto e al Match point manca ancora qualcosa. Ma noi viviamo anni in cui la medicina e la scienza non godono più della fama che pure meriterebbero. Nel secolo scorso il mondo si appassionava per la scoperta della penicillina, per la diminuzione entusiasmante della mortalità infantile, per gli antibiotici, per le nuove frontiere della chirurgia. Oggi è diffuso un sentimento quasi di ostilità. Il caso dei no-vax è quello più clamoroso (e per fortuna ultraminoritario, ricordiamocelo sempre). Ma a ogni scoperta della scienza si risveglia il coro dei dubbi, dei sospetti. Ma farà male? Ma il pianeta che ne dice? E ci sono effetti indesiderati? E i medici sono in buona fede? Ma non saranno al soldo dei colossi farmaceutici? Un nuovo oscurantismo che gli scienziati, come fa Burioni in questo libro, dovrebbero rintuzzare con pazienza e senza arroganza, persino con pazienza didascalica non disgiunta da una sacrosanta passione per le conquiste che l’umanità ha raggiunto e continuerà a raggiungere. Ora disponiamo di tante armi in più contro il cancro, chi si ammala può sperare, nascono nuove medicine, nuovi trattamenti, ed è cambiato persino l’approccio medico rispetto al predominio della chemioterapia e della chirurgia. Una lode a tutti quei ricercatori che, nei loro laboratori, alimentano le nostre speranze. Grati per poter dire un giorno, davvero: Match point.
Pierluigi Battista 31 ottobre 2023